Una pratica di buon senso nell’utilizzare l’aria condizionata è quella di tenere porte e finestre chiuse, per fare in modo che la differenza di calore creata non si disperda.

In Qatar invece, dove la temperatura ormai supera regolarmente i 40 gradi durante i mesi estivi, stanno sperimentando qualcosa di diverso. Un report del Washington Post descrive nel dettaglio come questa nazione ricca di risorse naturali ed economiche stia sviluppando sistemi per il condizionamento dell’aria degli spazi pubblici esterni, per adattarsi ad un clima sempre più caldo.

Il cosiddetto “global warming”, come suggerisce il nome, è un problema che affligge il mondo intero, ma non allo stesso modo. Le temperature medie del Qatar sono aumentate di più di 3,6 gradi centigradi dalla fine del 19esimo secolo, il che piazza questo stato tra le nazioni più colpite dalle disastrose conseguenze di questo fenomeno.

Si tratta di una conseguenza, tra le altre cose, di un’urbanizzazione selvaggia e della particolare posizione geografica del Qatar nella regione del Golfo Persico. Qui infatti gli scienziati hanno previsto che ondate di calore che superano di gran lunga i limiti della tolleranza umana diventeranno un’occorrenza comune entro la fine di questo secolo.

Il report del Washington Post passa in rassegna diversi aneddoti dal vago sentore distopico sulle misure che si stanno prendendo nel Paese per sopravvivere alle temperature bollenti dei pomeriggi estivi.

Gli ingegneri stanno approntando enormi sistemi di raffrescamento negli stadi destinati ai mondiali di calcio del 2022, già spostata dall’estate al mese di Novembre.

I meccanici dell’aviazione statunitense di stanza nel Paese devono bere due bottiglie d’acqua all’ora e lavorare solo per 20 minuti per poi riposare almeno 40 minuti.

I centri commerciali integrano condizionatori nelle passeggiate all’aperto, o li allineano per rendere tollerabili i ristoranti all’aperto. Addirittura il Qatar’s Civil Defense Command ha intimato ai residenti di non lavorare all’esterno tra le 10:00 e le 15:00 e di non utilizzare i condizionatori se non necessario.

Il Qatar può permettersi gli assurdi costi del condizionamento dell’aria esterna grazie al proprio fondo nazionale da 320 miliardi di dollari, il quale investe l’immensa ricchezza del Paese derivante dalle riserve di petrolio e gas naturale in patrimonio edilizio, infrastrutture e grandi aziende in tutto il mondo.

Tra i suoi investimenti citiamo ad esempio Volkswagen, l’aeroporto di Heathrow e l’Empire State Building. In un audit del 2017 realizzato dalla BBC dei possedimenti del fondo a Londra è emerso che potrebbe possedere una porzione maggiore della città rispetto alla stessa Regina d’Inghilterra.

Come descritto sul Washington Post in posti come il Qatar per ora il cambiamento climatico è più un problema ingegneristico che di sopravvivenza.

Poche altre regioni del pianeta tuttavia possono permettersi il lusso di poter spendere miliardi di dollari per mitigare gli effetti più pericolosi del cambiamento climatico, sia nel presente che nel futuro. Se non ci sarà una gigantesca risposta internazionale senza precedenti, gli scienziati prevedono un aumento della temperatura media globale tra gli 1,1°C ed i 6,4°C entro il 2100.

Questo innalzamento sarebbe particolarmente devastante in particolare per le Nazioni in via di sviluppo nell’Africa sub-sahariana, dove siccità ed ondate di calore stanno aumentando sia in frequenza che in intensità. Lo stesso vale per l’India, dove temperature record stanno provocando lo scioglimento delle strade asfaltate ed una diffusa mancanza d’acqua.

Una vera follia dal punto di vista ambientale

Anche se la strategia del Qatar fosse replicabile finanziariamente altrove, si tratta di una follia dal punto di vista ambientale. In zone prive di abbondanti fonti di energia rinnovabile, l’energia necessaria per mettere in campo un raffrescamento artificiale su una scala così enorme porterà inevitabilmente alla produzione di gas clima-alteranti, aggravando le cause che hanno reso necessario il raffrescamento in prima battuta.

E’ come se per riparare un auto dal motore guasto si prelevasse il motore di un’altra auto perfettamente funzionante. Tuttavia queste considerazioni non riescono a persuadere chi deve subire le conseguenze dello spegnere il condizionatore. “E’ una questione di sopravvivenza – ha dichiarato al Washington Post l’attivista Neeshad Shafi – fa troppo caldo, questa è la realtà”.

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