I prodotti cosiddetti “biologici” sono tutti quelli provenienti da Agricoltura Biologica. Ovvero, da un sistema di produzione che, nelle sue varie fasi, rispetta la salute dell’uomo e tutela l’ambiente nella salvaguardia delle caratteristiche del suolo e della biodiversità.
Ciò passa attraverso la rinuncia a qualsiasi prodotto chimico di sintesi, sostituiti da concimi naturali, e a qualsiasi organismo geneticamente modificato.
Per essere tali, pertanto, i prodotti biologici devono rientrare in quanto previsto a livello normativo dal regolamento CEE 2092/91.
Molti consumatori, ad ogni modo, nel fare la spesa al supermercato, avranno avuto la sensazione di pagare frutta e verdura biologiche a caro prezzo.
Non si tratta solo di una sensazione, purtroppo, quanto di un’evidenza. A dircelo è una recente indagine condotta in Francia dall’associazione UFC-Que Choisir.
Un’analisi di mercato che lascia intendere come lo stesso discorso valga, a fronte di prezzi palesemente gonfiati, anche per altre nazioni, tra cui l’Italia. Un fondato sospetto che viene dimostrato, conti alla mano.
I risultati: uno studio francese smaschera i rincari
L’indagine francese è stata condotta su un campione di 24 frutti e ortaggi tra i più acquistati nei supermercati ed è stata effettuata confrontando i prezzi dei prodotti in un periodo di tempo compreso tra maggio 2018 e maggio 2019.
Cosa emerge? Si è osservato che i margini di guadagno lordi della distribuzione di massa (la GDO – Grande distribuzione organizzata) sui prodotti biologici sono uguali – ovvero, senza rincari ingiustificati – a quelli sui prodotti convenzionali solo per aglio, cipolla e carote.
Crescono senza motivo apparente, invece, in particolare quelli di mele (del 149%), pomodori (del 109%) e patate (dell’83%). Questi i beni più costosi.
In ogni caso, a fronte dei dati raccolti, si è visto come i margini della grande distribuzione sui prodotti biologici superino sempre quelli dei prodotti tradizionali di più del 75%.
Un aumento dei prezzi non giustificabile
Quali i motivi di questa differenza di prezzo? Nessuno, in realtà. In effetti, i costi i gestione, conservazione ed eventuale minor rendimento del biologico – spiega l’associazione UFC-Que Choisir – non sono tali da rendere ragione di un così sproporzionato lievitare del prezzo finale.
La spiegazione è riconducibile allora unicamente alla volontà di trarre il maggior profitto possibile speculando sull’acquisto, sempre più frequente, di prodotti bio da parte dei consumatori.
Un aumento, nella sola Francia, di ben il 36% in appena 2 anni.
Lo scenario italiano
Situazioni simili anche nel nostro Paese dove, già da diversi anni, il Codacons – Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori – avverte come i prezzi dei prodotti biologici nei supermercati italiani non sempre siano giusti.
Secondo diversi studi, a parità di beni, acquistare un menù biologico è più costoso, del 15% circa.
Rincari cui fa seguito, tuttavia, una crescita del mercato del biologico, soprattutto nella grande distribuzione, di un certo peso e che attesta come determinate scelte in ambito alimentare non siano più di nicchia.
Dai dati ISMEA si evince, ad esempio, come il settore bio sia comunque molto gradito agli italiani.
I consumi sono aumentati di un +1,5% nei primi tre mesi del 2019.
Un aumento addirittura del +103% dal 2013 al 2019. L’Italia, d’altronde, detiene il primato per numero di operatori nel settore, seguita da Francia e Germania. E a trarne profitto soprattutto, per l’appunto, la grande distribuzione, concentrata in supermercati e ipermercati, con un incremento delle vendite, sempre nello scorso anno, di un +5,5%.
Un dato che sale, se guardiamo alla crescita occorsa negli ultimi 10 anni, addirittura di un +217% in un lasso di tempo in cui la GDO ha più che triplicato il suo fatturato relativo alla vendita di bevande e alimenti biologici.