Da qualche anno si assiste, in tutto il mondo, alla progettazione e realizzazione di scuole estremamente moderne.

Oggigiorno il termine moderno (soprattutto se riferito a questo genere di opere edilizie) non si limita a includere innovazione e tecnologia ma sottintende un’attenzione particolare verso l’ambiente e la sostenibilità.

La scuola ricopre un ruolo fondamentale nella società: essa rappresenta il punto di partenza per le generazioni future ed è consuetudine oramai progettare la struttura edilizia basandosi su idee architettoniche ispirate alla natura e alla pedagogia.

Un esempio di scuola sostenibile nel mondo vede il bambù come protagonista: in realtà sono numerosi gli edifici costruiti con questo prezioso materiale, si ritrovano sia in America del Sud che in Asia minore. La ricchezza del bambù risiede nella sua origine vegetale, e quindi sostenibilità, unita alla sua leggerezza.

Quest’ultima caratteristica è particolarmente importante nel caso di zone sismiche: più una struttura è leggera, maggiori saranno le sue prestazioni in caso di sisma.

Scuole sostenibiliSia a New York che in Danimarca spiccano due scuole a impatto zero, in grado di prodursi autonomamente energia tramite pannelli solari.

Oltre alle caratteristiche ecosostenibili dell’edificio stesso, queste scuole promuovo attività per ridurre ulteriormente l’impatto con ambiente; offrono laboratori e corsi per sensibilizzare gli studenti, permettendogli così di acquisire una vera e propria coscienza ecologica fin da piccoli.

In Italia la situazione si è evoluta positivamente negli ultimi due anni grazie al progetto #scuolesostenibili, figlio del programma #sbloccascuole del governo Renzi.

Dal 2015 è partita un’analisi a tappeto dei 41 000 edifici scolastici italiani volta a identificare e prevedere interventi di manutenzione per scuole più sicure e, ove possibile, energeticamente sostenibili.

L’idea è proprio quella di mettere in sicurezza gli edifici esistenti, con particolare attenzione al problema sismico, e parallelamente sostituire o aggiungere ai vecchi impianti di alimentazione, fonti energetiche sostenibili come i pannelli solari.

Grandi margini di creatività e tanta innovazione per gli edifici di nuova costruzione, soprattutto nelle zone terremotate dove la ricerca architettonica e i lavori hanno subito un’accelerazione dettata dall’emergenza di ricostruire.

Spicca fra tutti l’asilo nido di Guastalla (Emilia Romagna) progettato dall’architetto Mario Cucinella. In seguito ai danni provocati dal terremoto del maggio 2012, nasce una delle scuole più eco-friendly d’Italia, ottenuta dall’incontro equilibrato tra architettura, pedagogia, psicologia e antropologia.

L’edificio in legno e vetro mostra forme e curve armoniose, queste danno respiro all’ambiente e un senso di tranquillità agli utenti; l’entrata richiama una grande pancia, che ricorda vagamente quella della balena di Pinocchio, al quale si è ispirato l’architetto.

Come le altre scuole sostenibili nel mondo, l’asilo nido di Guastalla si alimenta grazie all’energia ricavata da pannelli fotovoltaici ed è dotato di un sistema di riciclo dell’acqua piovana per l’irrigazione e alti utilizzi.

È presente un grande giardino ricco di diverse specie vegetali: questo è un altro spazio ricreativo in cui i bambini possono giocare, ma soprattutto imparare, a diretto contatto con la natura.

L’obiettivo del governo è quello di rinnovare il patrimonio scolastico basandosi su criteri ecosostenibili e di risparmio energetico e negli ultimi due anni tutti gli enti coinvolti si sono adoperati per coinvolgere nel progetto il maggior numero di scuole possibile.

Alle spalle di #scuolesostenibili vi sono diversi finanziamenti:

  • POI (Programma operativo interregionale)
  • PON (Programma Operativo Nazionale)
  • POR (Programmi Operativi Regionali)
  • Fondo Kyoto

Fra i vari obiettivi dell’efficientamento energetico rientrano:

  • Impianti fotovoltaici,
  • Impianti solari termici,
  • Impianti di minicogenerazione

Seguono altri esempi italiani di scuole sostenibili:

Scuola dell’infanzia, Terento – Rio Pusteria (BZ): la filosofia alla base della progettazione è la stessa dell’asilo Guastalla, il comfort del bambino. I sistemi di isolamento acustico e quelli di regolazione termo-igrometrico sono stati studiati ad hoc per i piccoli studenti.

La struttura in legno dispone di grandi aperture finestrate, le quali permettono l’entrata di una maggiore quantità di luce naturale e consentono di godere del panorama mozzafiato dell’Alto Adige.

Istituto comprensivo “Piero Gobetti” – Caltagirone (CT): edificio alimentato da un impianto geotermico con un impatto sull’ambiente totale minimo. Inoltre dispone di pannelli fotovoltaici ed è dotata di sensori di luminosità. Questa è una delle otto scuole italiane dotata di impianto geotermico.

Scuola dell’infanzia e primaria – Cernusco (MI): alle porte di Milano nasce una scuola per i più piccoli progettata su principi ecosostenibili. Oltre al sistema di recupero dell’acqua piovana, la scuola è circondata da un enorme parco al cui interno cresce un orto didattico.

Scuola primaria, Calmasino – Bardolino (VR): edificio completamente indipendente dal punto di vista energetico. Si alimenta grazie a un impianto fotovoltaico che permette di ridurre quasi a zero l’impatto della scuola sull’ambiente. L’edificio ha ricevuto la certificazione energetica A+.

L’Italia sta tentando, con ottimi risultati, di ripartire dalla riqualificazione degli edifici scolastici applicando i principi della bioarchitettura. La sfida non è semplice ma per ora i risultati sono molto soddisfacenti, soprattutto da un punto di vista energetico, sul quale il governo ha investito gran parte delle risorse.

Si pensi che la maggior parte degli edifici scolastici italiani sono stati costruiti prima del 1976, anno in cui è stata approvata la prima legge che limita i consumi energetici degli edifici.

Prima di allora non era ben chiaro il concetto di risparmio energetico e non si badava tanto agli spifferi degli infissi. Con i giusti interventi di efficienza energetica è possibile ridurre i costi energetici complessivi fino al 30% rispetto a quelli attuali. Ciò avrebbe delle immediate ripercussioni sulla spesa pubblica ma soprattutto sull’ambiente.