Nonostante il recente stop causa coronavirus, la richiesta di voli è in continua crescita in tutto il mondo, con un numero di passeggeri destinato a raddoppiare entro i prossimi 20 anni.
Allo stesso tempo ci si rende conto del danno ambientale enorme causato da un tale ricorso al trasporto aereo. Un volo transatlantico emette circa una tonnellata di anidride carbonica per passeggero, oltre a numerosi altri agenti chimici clima-alteranti.
La comparazione tra desiderio di volare ed il danno ambientale che questo genera ha portato in anni recenti alla nascita ed alla crescita di un movimento globale definito “flying shame”, che mira a far vergognare chi usa l’aereo.
Un digital designer svedese, Victor Müller, l’anno scorso stava rimuginando sull’ansia da cambiamento climatico. Vedeva report sul fatto che il pianeta stesse finendo il tempo a disposizione per limitare il riscaldamento globale di questo secolo.
Vedeva inoltre un’onda crescente di attivismo giovanile originata da una connazionale svedese, la sedicenne Greta Thunberg. Tutto questo lo portò ad analizzare il proprio impatto sul mondo.
Müller, 35 anni, ha esaminato le proprie abitudini ed ha fatto due conti. Aveva già rinunciato alla carne, ridotto il proprio uso di plastica e si era dotato di borse di tela riutilizzabili per le proprie spese.
Ma quando paragonò i risultati ottenuti grazie ai propri sforzi ai suoi viaggi aerei i numeri apparirono “shockanti e paralizzanti”.
Era chiaro che se voleva ridurre il proprio impatto ambientale, doveva volare meno. Studiando la letteratura, trovò ricerche che mostravano un link diretto tra viaggi aerei e perdita di ghiaccio nell’Artico.
Collaborando con lo sviluppatore Dennis Mårtensson, Müller lanciò un sito, Shame Plane, per aiutare altri a comprendere l’impatto ambientale dei viaggi aerei.
Immettendo la città di partenza e la destinazione il sito darà le emissioni di anidride carbonica del volo e quanto ghiaccio artico scioglierà.
Il sito inoltre compara il volo ad azioni individuali che riducono le emissioni di CO2 come usare lampadine a LED, mangiare vegetariano o smettere di guidare l’automobile.
Giocando con il calcolatore, l’impatto dei viaggi aerei appare evidente. Tutto questo mostra come ridurre i voli sia uno dei metodi più efficienti per ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica.
Molti altri siti offrono calcolatori per la propria impronta ambientale, spesso con la motivazione di vendere carbon offsets (il sito dell’EPA ignora completamente I viaggi aerei).
Ma il sito Plane Shame di Müller mostra quanto sia difficile compensare il danno causato dai viaggi aerei. Il creatore ha chiarito che il sito era più che altro una dimostrazione di design e non era pensato per un uso pubblico e che non sta cercando di convincere nessuno a prendere il treno.
“Non volevo svergognare nessuno quando l’ho costruito, ma se puoi giustificare il fatto di volare come se non ci fosse un domani, buon per te, fammi sapere come fai” ha dichiarato.
Sempre più viaggiatori stanno provando “vergogna di volare”
La Svezia è diventata l’epicentro del movimento di flying shaming, o flygskam, come si chiama in svedese. Ma preoccupazioni riguardo i viaggi aerei si stanno diffondendo in tutto il mondo tra attivisti, scienziati e persone comuni.
Ad oggi i viaggi aerei contribuiscono per il 2% delle emissioni di gas clima–alteranti, quindi il fatto di puntare l’indice contro gli aerei può sembrare un atto sconsiderato.
Ma bisogna ricordare che, finita l’emergenza coronavirus, probabilmente sempre più gente potrà permettersi di volare.
Purtroppo allo stato le opzioni per decarbonizzare i viaggi aerei sono poche. Tecnologie come l’elettrificazione ed i biocarburanti impiegheranno decine d’anni prima di poter scalfire le sempre maggiori emissioni degli aerei.
In definitiva per quanto riguarda le azioni individuali, la scelta di come una persona viaggia è una delle più consequenziali per il pianeta. Sia che si provi senso di colpa o no, vale la pena pensarci su.