Sette miliardi di persone: sovrappopolazione?

Nei primi giorni del novembre 2011 la popolazione umana sulla Terra ha raggiunto i 7 miliardi. La notizia è rimbalzata su tutti i media, forte del mito sempre vivo della “sovrappopolazione”.

Quando si parla di sovrappopolazione, però, si commette un errore, perlomeno dal punto di vista concettuale. Il termine, infatti, presuppone che vi possa essere una popolazione umana ottimale, mentre un simile dato è ovviamente impossibile a ricavarsi. D’altronde, quando si parla di sovrappopolazione, si intende dire che si è raggiunto un punto in cui le risorse limitate della Terra non consentono a tutti gli abitanti del mondo di nutrirsi a sufficienza: perciò, secondo la “teoria” della sovrappopolazione, superato un certo numero di abitanti le conseguenze naturali sarebbero la fame e la povertà, appunto per la mancanza di risorse disponibili sul nostro piccolo pianeta.

Thomas Malthus e le risorse limitate

La teoria della sovrappopolazione si deve soprattutto al lavoro di Thomas Malthus, il cui “Saggio sulla popolazione” del 1798 teorizzava che la crescita esponenziale della popolazione avrebbe prodotto fame e povertà. Le teorie di Malthus hanno trovato ampio consenso nel mondo accademico e, durante il boom demografico dello scorso secolo, sono state sviluppate da economisti e filantropi, in particolare ne “La bomba demografica” di Paul Ehrlich o ne “I limiti dello sviluppo” pubblicato nel 1972 da una Ong, il Club di Roma, formata da scienziati e uomini d’affare.

Incentivata da questi lavori di spicco l’idea che la popolazione umana stesse crescendo oltre i limiti è penetrata così radicalmente nell’opinione pubblica da diventare una convinzione diffusa e mai messa in dubbio. Negli ultimi tempi, però, sempre più la teoria della sovrappopolazione si rivela per quel che è: un mito. Diversi ricercatori hanno dimostrato che, innanzitutto, non è affatto vero che la popolazione stia crescendo in modo esponenziale. La popolazione mondiale, infatti, sta crescendo oggi con un tasso che è all’incirca la metà di quello che si registrava fino al 1965. In molti paesi, sia europei che asiatici, il tasso di natalità è sceso tanto da destare preoccupazione: basti pensare che in Sud Corea, per esempio, è crollato da 5 figli per donna (nel 1950) a 1,9 figli per donna. Da Nature, nota e autorevole rivista scientifica, al Washington Post, sempre più gli scienziati illustrano come l’idea della sovrappopolazione sia un equivoco che comporta il fraintendimento dei reali problemi che sta affrontando l’essere umano sulla Terra.

I veri problemi

Insomma: è certamente vero che il boom demografico del ‘900 ha comportato una crescita drammatica della popolazione mondiale (si è passati dai 3 miliardi del 1960 ai 7 miliardi nel 2011 – e nell’800 eravamo appena un miliardo), ma quel che è da tenere sott’occhio non è la crescita demografica, il cui tasso è d’altronde in netta diminuzione – come già sottolineato –, ma la distribuzione delle risorse.

Infatti, pur essendo la Terra un pianeta limitato – le risorse, dal cibo all’acqua, non sono infinite –, pure è in grado di soddisfare le richieste di tutti gli abitanti della Terra, fossero anche gli 11 miliardi di esseri umani previsti entro il 2100. Secondo quanto pubblicato dalla FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la produzione mondiale di cibo è di gran lunga superiore alla crescita demografica.

Attualmente, la sola produzione calorica globale di cereali sarebbe sufficiente a sfamare tra i 10 e i 12 miliardi di persone. Il problema, sottolinea la FAO, non è quindi la presunta sovrappopolazione mondiale o la presupposta conseguente mancanza di risorse, bensì la loro cattiva gestione – in particolare: la disuguaglianza nella distribuzione delle risorse stesse o ancora: gli enormi sprechi, soprattutto alimentari. Così come il cibo, nemmeno l’acqua scarseggia.

Ad affermarlo, sulle pagine di Nature nel gennaio 2015, è il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson: secondo Eliasson il problema relativo alla risorsa dell’acqua è la difficoltà, per un gran numero di persone (stimate in 1,2 miliardi) di accedervi. E questo è dovuto non a problemi di sovrappopolazione o di limiti nella risorsa, ma per ragioni politiche, militari o economico-sociali di arretratezza tecnologica, soprattutto nei paesi africani.

Quindi, se pure è vero che le previsioni indicano un drammatico aumento – in Africa la popolazione quadriplicherà, passando da 1 miliardo a 4 miliardi entro la fine del secolo –, l’elemento fondamentale è la lotta alla povertà attraverso la modernizzazione, soprattutto nel settore agricolo. Harald von Witzke, specialista di economia agricola, afferma che seppure l’agricoltura è ancora molto improduttiva in diversi paesi africani, tuttavia basterebbe la diffusione di fertilizzanti e di tecniche agricole già note in altri paesi per aumentare notevolmente i raccolti e permettere alla popolazione di sfamarsi adeguatamente.

La crescente popolazione africana avrebbe quindi tutti i mezzi per evitare la catastrofe predetta da Malthus, se solo si permettesse agli abitanti un adeguato livello di istruzione, un solido sistema sanitario e una certa stabilità politica. D’altronde in Africa stessa il tasso di natalità è in diminuzione. Un esempio? In Rwanda in soli cinque anni il tasso è sceso da 6,1 a 4,5 figli per donna.

Conclusioni

La sovrappopolazione è un mito da sfatare. Se è vero che gli uomini e le donne che abitano il pianeta sono sempre più, è altrettanto vero che spazio vitale ce n’è per tutti, così come di cibo, di acqua e di risorse necessarie alla sopravvivenza. Il problema non è la quantità di uomini presenti sul nostro piccolo ma solido globo: è la qualità. Quel che manca, insomma, non sono le risorse, ma la capacità, soprattutto politica, di gestirle virtuosamente e con giustizia.

Non facciamoci abbagliare dal falso problema della sovrappopolazione: non ci sono conseguenze tragiche necessarie. Per evitare la tragedia della povertà sottintesa nel concetto di sovrappopolazione, bisogna imparare a gestire meglio le risorse abbondanti che il nostro pianeta ci mette a disposizione.

Perché, se solo lo volessimo, basterebbero a tutti.

4 Comments

  • Gioconda ha detto:

    Se assumessimo che non è un problema l’aumento della popolazione, questo significherebbe che non c’è un numero limite. Va bene allora avere 40 miliardi? 50 miliardi? 100 miliardi?
    L’articolo si limita a parlare di cibo e acqua. L’energia? Al momento i combustibili fossili sono la fonte di energia più utilizzabile, e non si tratta di una fonte infinita. Inoltre produce inquinamento e alterazioni all’ecosistema, morte di specie vegetali e estinzione di specie animali, rottura di catene alimentari. La questione del petrolio ha già innescato molti conflitti, e in molti pozzi l’attività di estrazione è in perdita, laddove sta finendo e estrarre sta diventando troppo costoso.
    Ci sarà il nucleare, che produce scorie. Forse gli scienziati otterranno la fusione nucleare, ma al momento siamo molto lontani dal risultato, é molto costosa, gli impianti molto complessi e necessitano di materiali primi che in natura iniziano a scarseggiare (rame, elio, litio – tra l’altro usato per i miliardi di batterie di cellulari in circolazione nel mondo).
    L’estrazione di altri tipi di risorse hanno forti impatti sulle strutture naturali:lle cave di pietra demoliscono parti di montagna. Le montagne non sono infinite. Sulle montagne cade la neve, si formano sorgenti, alterarne un equilibrio significa esporsi al rischio di prosciugamento di risorse idriche esistenti. Come ad esempio la galleria per la tav firenze bologna che ha alterato l’idrografia di quella zona appenninica prosciugando più di un corso d’acqua.
    Anche ammettendo che l’agricoltura riesca a sfamare 10 miliardi o 12, si sostiene nell’articolo che “l’uso di fertilizzanti” può garantire questo risultato. Ma i fertilizzanti inquinano, uccidono insetti che ancora una volta sono cibo per altri animali. Quindi impoverendo un ecosistema.
    Senza contare l’enorme produzione di rifiuti che comporta la presenza umana. Riciclare, la plastica ad esempio, ancora una volta necessita di energia in quanto processo industriale.
    In conclusione, aumento della popolazione a che pro? Non è meglio prevenire che curare? Non sarebbe meglio essere pochi e stare tutti bene?
    In nome di cosa aumentare a dismisura la popolazione? In nome di un credo religioso? Allora è disonesto citare la scienza.
    Comunque personalmente non mi preoccupo perché se la presenza umana diventerà insostenibile, ci penserà il pianeta stesso ad eliminarla.

  • Francesca ha detto:

    Le consiglio la lettura di “Conto alla rovescia” di Alan Weisman. Quello che scrive è fuorviante!

  • Anonimo ha detto:

    Solo la vita umana conta? La vita degli animali non è di alcuna rilevanza? Crescere indefinitamente erodendo il loro già risicato habitat è accettabile ?
    Sinceramente mi sconcerta vedere che ogni discussione sulla sovrapopolazione abbia come fulcro la sola vita degli umani …gli autoproclamati padroni pianeta

  • Francesco ha detto:

    Completamente in dissacordo.. Dire che la popolazione non aumenta.. Stop basterebbe fermarsi qui.. Problema di distribuzione risorse stop.. Ma darei loro a coltivare pomodori nel centro dell’Australia se ci riescono

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