Uno studio pubblicato recentemente rivela che il cambiamento climatico potrebbe rendere grandi porzioni della Siberia abitabili prima della fine del secolo.

Le temperature invernali potrebbero salire di 9,1°C mentre il permafrost, il terreno perennemente ghiacciato che copre gran parte della Siberia, potrebbe ridursi di un quarto secondo lo scenario più estremo ritenuto possibile dagli scienziati.

Questo renderebbe utilizzabili aree vergini della Russia ad est della catena degli Urali, aprendo la strada a milioni di nuovi abitanti che potrebbero chiamare casa la regione che si estende dal nord del Kazakistan al Mare di Bering.

Uno scenario leggermente meno estremo riguardo l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera vedrebbe comunque un aumento delle temperature nei mesi invernali fino a 3,4°C.

Questa proiezione secondo gli scienziati consentirebbe in ogni caso al territorio in oggetto di sostenere una quantità di abitanti cinque volte maggiore rispetto ad oggi.

I ricercatori hanno dichiarato che la velocità con cui gli esseri umani potranno trasferirsi in Siberia dipenderà dagli investimenti in infrastrutture, in quanto al momento la regione è molto poco servita.

Scenari limite

Per le loro analisi, il team formato da membri del Centro di Ricerca Federale russo Krasnoyarsk e dall’Istituto Nazionale di Aerospazio statunitense ha considerato due possibili scenari riguardo le modalità con cui la CO2 potrebbe aumentare nei prossimi decenni.

I metodi utilizzati sono quelli del Representative Concentration Pathway (RPC: usato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, o IPCC, mostra l’andamento della concentrazione di gas serra in funzione di quattro possibili scenari) e gli strumenti del Coupled Model Intercomparison Project (CMIP: modelli del clima per l’analisi del cambiamento climatici).

Il primo scenario, denominato RCP 2.6, vedrebbe un cambiamento climatico contenuto, mentre il secondo (RCP 8.5) porterebbe con sé cambiamenti più estremi.

Le due traiettorie sono riconosciute dall’IPCC come i limiti inferiore e superiore per le emissioni di gas clima-alteranti: l’RCP 2.6 assume infatti che le emissioni globali culminino nel 2020, con emissioni in sostanziale discesa da quel punto in poi, mentre nello scenario RCP 8.5 le emissioni continuerebbero ad aumentare durante tutto il ventiduesimo secolo.

Temperature, precipitazioni e popolazione in aumento

La Dott.ssa Elena Parfenova, autore principale dello studio pubblicato su Environmental Research Letters, ha dichiarato: “Lo studio ha evidenziato un incremento di temperatura compreso tra 3,4°C (RCP 2.6) e 9.1°C (RCP 8.5) durante l’inverno, un aumento compreso tra 1,9°C (RCP 2.6) e 5,7°C (RCP 8.5) durante l’estate e un aumento nelle precipitazioni compreso tra 60mm (RCP 2.6) e 140mm (RCP 8.5)”.

Secondo la simulazione peggiore, la copertura del permafrost nella parte più ad est diminuirà dal livello corrente del 65% al 40% entro gli anni 80 del 2000.

Misurando 13 milioni di chilometri quadrati, il territorio asiatico della Russia costituisce circa il 77% dell’area del Paese, ma contiene appena il 27% della sua popolazione, gran parte della quale è concentrata lungo le foreste della zona meridionale.

Ma la Dott.ssa Parfenova ha dichiarato che anche questo sta per cambiare: “La Russia asiatica è attualmente molto fredda. In un clima futuro più caldo, la sicurezza alimentare in termini della distribuzione dei campi coltivabili sarà probabilmente molto più favorevole e aiuterà a supportare nuovi centri abitati”.

“Tuttavia – ha aggiunto – uno sviluppo sostenibile del territorio dipende dalle iniziative sociali, politiche ed economiche delle autorità”.

“Ampie zone della Siberia e del profondo est hanno infrastrutture molto poco sviluppate. La velocità di questi sviluppi dipende dagli investimenti in infrastrutture e nell’agricoltura, che a loro volta dipendono da decisioni che dovrebbero essere prese il prima possibile”.

Non mancano i problemi

Vladimir Chuprov, di Greenpeace Russia, ha dichiarato però che ad oggi sono presenti numerosi fattori, causati da una Siberia in fase di riscaldamento, che complicheranno molto gli sforzi di aumentare la popolazione umana in quelle zone.

“Il degrado del permafrost significa che si formeranno paludi o stagni, sui quali sarà impossibile costruire infrastrutture” nel breve termine, ha dichiarato, aggiungendo in seguito: “Temperature più alte porteranno con loro più insetti, il che è un male per l’agricoltura”.

Tra gli effetti già oggi visibili in Siberia, oltre alla creazione di stagni e zone fangose per lo scioglimento del permafrost, non sono rari crateri dovuti alla liberazione dal terreno di metano, intrappolato nel terreno ghiacciato in epoche preistoriche, incendi di proporzioni catastrofiche che colpiscono le grandi foreste, oppure ancora zone dall’odore nauseabondo per l’affiorare di carcasse di animali morti e preservati dal ghiaccio perenne che oggi tornano alla luce riprendendo a decomporsi.

Insomma, la Siberia potrà anche diventare abitabile in futuro, ma il riscaldamento climatico non appare una strada auspicabile per le popolazioni locali.

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