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Bici elettriche: che incentivi ci sono in Italia?

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Il mercato italiano delle bici elettriche cresce lentamente giorno dopo giorno. Rispetto alle realtà europee, soprattutto quelle del nord, l’Italia ha ancora molto da imparare. Ciò nonostante non si può negare l’impegno che si sta assumendo nei confronti del problema ambientale.

Infatti, grazie all’aumento di consapevolezza di questa problematica e all’ampliamento delle infrastrutture, possiamo affermare di essere sulla buona strada. O almeno all’inizio.

Incentivi bici elettriche in Italia

Gli incentivi sull’acquisto di una bici elettrica sono erogate da diverse città, provincie o regioni italiane. Qui di seguito si riporta la lista aggiornata:

Oltre alle iniziative che vedono coinvolte le città appena citate, si aggiungono diverse novità tecnologiche molto accattivanti e a volte economiche, annunci di nuovi modelli e qualche investimento in infrastrutture ciclistiche. Pare che sia un momento promettente per i fautori delle bici elettriche. In ogni caso, l’utilizzo di questi mezzi è ancora molto limitato in Italia.

Osservando lo scenario europeo, si distinguono diverse realtà che oltrepassano quella italiana, paesi in cui il settore delle bici elettriche è in crescita esponenziale.

In Europa sono state vendute 1,7 milioni di bici elettriche nel 2015, cifra che si è stabilizzata intorno ai 2 milioni per il 2016. I dati fanno riferimento principalmente all’Europa Centrale (Olanda, Belgio, Danimarca, Germania, Svizzera, Austria).

Nei restanti paesi invece, la crescita del settore (sempre che vi sia stata) risulta essere del tutto inferiore. Ad esempio in Francia si è deciso di operare in maniera molto simile all’Italia.

È stato offerto un incentivo nazionale di 200 euro (per l’acquisto di tutti i mezzi elettrici  a 2,3 o 4 ruote con un motore da massimo 3kW, a condizione che non usino batterie al piombo). Incentivo molto apprezzato ma che purtroppo scadrà a fine 2018. è evidente che una politica di questo genere, si concentra più sull’immediato presente e un po’ meno sul futuro.

È lecito domandarsi se iniziative di questo tipo possano effettivamente portare il cittadino a introdurre un mezzo elettrico nella propria vita. Per di più il problema non è solamente la breve durata del programma, ma anche le sue ripercussioni sugli anni successivi.

Ad esempio nel 2009 in Italia sono stati elargite delle sovvenzioni a livello nazionale sull’acquisto di bici. è bene far notare come, in seguito all’incremento degli acquisti in quell’anno, il mercato delle bici ha subito delle forti perdite l’anno successivo. Nel grafico che precede (pubblicato da CONEBI – Confederation of the European Bicycle Industry) si osserva che l’aumento di vendite del 2009 è stato seguito da un calo nel 2010. Il settore è passato da 539 a 460 milioni di euro, e ha superato nuovamente i 500 milioni solo nel 2013.

Risulta indispensabile una soluzione più articolata e durevole nel tempo, e di esempi da cui trarre spunto ve ne sono molteplici. Ad esempio nel Regno Unito è stato approvato nel 1999 Cycle to work, progetto che include incentivi fiscali per l’acquisto di biciclette utilizzate dai dipendenti per andare al lavoro in bici. Oppure in Norvegia, paese che sta puntando molto nel ciclismo urbano: sono stati investiti oltre 900 milioni di euro per creare nuove piste ciclabili urbane, e percorsi ciclabili extraurbani.

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