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Impianto elettrico nuovo (Civile e Industriale): Costi e Norme

impianto elettrico nuovo

Da quando è entrata nelle nostre case, l’elettricità non ne è più uscita. Da un secolo a questa parte è infatti impensabile, nel mondo civile, l’assenza di un impianto che permetta l’erogazione di energia elettrica all’interno delle abitazioni.

Questo impianto elettrico è costituito dall’insieme di apparecchiatura elettriche, meccaniche e fisiche necessarie alla trasmissione e all’utilizzo di questa stessa energia da parte delle utenze all’impianto collegate.

Vi sono due categorie d’impianti elettrici: civili e Industriali. In questa sede ci occuperemo dell’impianto elettrico civile, analizzando normative, componenti e strutturazioni necessarie alla realizzazione di un impianto elettrico.

Normativa

Innanzitutto, prima di addentrarci nelle dinamiche relative alla realizzazione di un impianto elettrico è bene chiarire che questo dev’essere realizzato esclusivamente da ditte iscritte regolarmente alla Camera di Commercio di settore.

Inoltre, qualsiasi modifica o intervento su un impianto già costituito dev’essere effettuata da personale specializzato. La guida che proponiamo non offre gli strumenti necessari alla realizzazione, ma serve per poter seguire con cognizione di causa la realizzazione di un impianto all’interno della tua abitazione.

Le normative che regolano la realizzazione di impianti elettrici sono stabilite dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI): le principali sono la CEI 64-8, entrata in vigore il 1° marzo 1993, e la variante V3, entrata in vigore nel settembre 2011 a seguito dell’evoluzione della tecnologia che ha richiesto l’aggiornamento delle norme pregresse.

Con questa variante sono state stabilite regole precise sui limiti minimi prestazionali degli impianti elettrici per le nuove installazioni.

Ciò significa che la potenza contrattuale impegnata, fornita ai privati dall’azienza elettrica che realizza l’impianto, è obbligatoriamente servita entro i seguenti limiti: per le case con superfici fino a 75 mq la potenza contrattuale impegnata ha un valore minimo di 3kW; per le case con superfici maggiori di 75 mq il valore minimo è di 6kW. S’intende: l’utente non è tenuto a raggiungere i valori indicati, ma l’impianto elettrico dev’essere predisposto per accettare almeno queste potenze impegnate.

Per fornire un paio di esempi, basti sapere il voltaggio di alcuni elettrodomestici fondamentali: frigorifero (0,3 kW), lavatrice (2,2 kW), boiler (0,5 kW), lavastoviglie (2,5 kW).

Si vede bene che affinché possano funzionare contemporaneamente almeno un paio di elettrodomestici, è necessaria una potenza contrattuale di almeno 3 kW. Qualora l’impianto non supporti il collegamento contemporaneo superiore alla potenza installata, la corrente, come tutti abbiamo sperimentato almeno una volta, salta.

Come vedremo nel dettaglio in seguito, la normativa prevede la strutturazione dell’impianto elettrico secondo tre livelli di dotazione. Prima di occuparcene, però, chiariamo quali sono le componenti fondamentali di un impianto elettrico.

Componenti

La corrente elettrica raggiunge le nostre case attraverso condutture di distribuzione. In queste, essa raggiunge le cassette di derivazione dalle quali poi partono i cavi che giungono fino alle prese e ai punti luce della nostra casa. I cavi conduttori per appartamenti sono tre: uno per la fase in corrente (di colore nero), uno per il neutro (celeste) e uno per la messa a terra (giallo e verde).

Il “padrone” del circuito è il centralino: da quello generale, con il contatore per la misurazione dei consumi, partono i fili conduttori appena citati, i quali giungono al centralino singolo, anche detto quadro elettrico (singolo perchè appartenente all’unità abitativa).

E’ in questo centralino che troviamo i vari interruttori grazie ai quali possiamo staccare la corrente in caso di necessità particolari. Nei casi di sovraccarico, allo scopo di evitare incendi, interruttori specifici come il differenziale salvavita, grazie alla loro sensibilità al surriscaldamento, in automatico interrompono il flusso di corrente.

Oltre ai cavi, alle condutture e ai centralini, un impianto elettrico civile è formato anche da prese (dove attacchiamo i vari elettrodomestici), interruttori (per comandare i punti luce) e un sistema di messa a terra dell’impianto nella sua totalità.
Altra componente di un impianto è la scatola da incasso, nelle quali vengono inserite le prese.

Ogni pezzo dell’impianto deve necessariamente disporre di determinate caratteristiche per risultare a norma, nel rispetto della CEI 64-8 e della variante V3.

Un elenco non completo di questi requisiti comprende:

  1. la sfilabilità dei cavi;
  2. la sezione del montante di collegamento tra contatore e centralino di misura maggiore o uguale a 6 millimetri quadrati;
  3. la presenza di due interruttori differenziali che proteggono l’impianto, garantendo la continuità di servizio qualora una delle due linee venga meno;

la presenza di un conduttore di protezione PE che permetta il collegamento di eventuali scaricatori di tensione.

Progettazione e strutturazione

L’impianto elettrico domestico va progettato in funzione dell’arredamento che si è pensato di inserire all’interno della casa. A questo proposito è necessario che si stenda uno mappa topografica in cui si considera la posizione futura di tutte le lampade, degli elettrodomestici che richiedono un allaccio proprio alla corrente.

Pur tenendo conto delle esigenze, va comunque considerato che le prese devono essere necessariamente distribuite uniformemente lungo le pareti. Inoltre, le prese devono essere messe a 30 cm da terra, o in alternativa ad 1 metro/1,20 metri, come gli interruttori.

Bisogna sempre tenere a mente che l’impianto elettrico domestico è diviso in tre circuiti distinti: per ognuno di questi circuiti bisogna disporre di condutture adeguate.

Va inoltre progettato il sistema di messa a terra: bisogna quindi realizzare collegamenti tra i conduttori di protezione dell’impianto e delle barre di rame, facendo uso di una barra di raccordo.
Infine va decisa la tipologia dell’impianto: incassato o esterno. L’impianto incassato è più costoso, ma essendo interno alle pareti non provoca squilibri estetici oltre ad essere, teoricamente, più sicuro.

A questo punto bisogna strutturare l’impianto come prescritto dalla variante V3. Questa norma ha introdotto una classificazione degli impianti elettrici in tre livelli a seconda della dotazione presente nella struttura domestica e in base agli standard di comfort.

1) Il primo livello è lo standard minimo sotto il quale un impianto elettrico non può scendere. E’, fondamentalmente, il livello base, destinato agli utenti che richiedono dall’impianto elettrico il minimo indispensabile al corretto funzionamento a norma.

Questo standard prescrive una serie di caratteristiche da rispettare:

2) Il secondo livello di strutturazione dell’impianto assicura uno standard di comfort intermedio. Prevede l’installazione di un sistema di controllo di carichi a cui sono associati dispositivi che hanno la funzione di scollegare carichi non prioritari in caso di superamento della potenza contrattuale. Si tratta ovviamente di una funzione che consente un livello qualitativo dell’impianto maggiore dello standard base (1° livello), permettendo di evitare assenze di corrente in tutta la casa.

3) Il terzo livello, previsto per coloro che pretendono uno standard elevato, prevede dotazioni impiantistiche innovative, come nel caso di impianti domotici. Perciò, per raggiungere questo livello, è necessaria l’installazione di una serie di funzioni nell’impianto come il controllo remoto, un sistema di diffusione sonora, un sistema antiallagamento, un sistema di rilevazione fumi e incendi.

Realizzazione

Le fasi di realizzazione di un impianto elettrico sono essenzialmente nove, così cronologicamente strutturate:

  1. Tracciatura dell’impianto sulla parete, in cui l’installatore traccia sulle pareti e il soffitto i percorsi delle condutture, dei punti di collocazione delle cassette di derivazione e dei punti luce.
  2. Scanalatura dei tracciati sulla parete, in cui seguendo le tracce stese, si ricava nel muro l’apertura sufficiente a contenere tubi, scatole e cassette di derivazione.
  3. Posizionamento e muratura delle scatole e cassette di derivazione da incasso negli spazi ricavati, fissandoli con malta cementizia.
  4. Posa e muratura del tubo nella parete, collegando le varie scatole, cassette e punti luce già posizionati.
  5. Infilaggio dei cavi con apposita sonda tirafili.
  6. Collegamento apparecchi ai conduttori.
  7. Cablaggio del centralino di appartamento e delle cassette di derivazione
  8. Verifiche previste dalla norma (esame a vista, prove di continuità, misura della resistenza d’isolamento, della resistenza di terra).
  9. Messa in servizio del vostro nuovo impianto elettrico!

Costi

L’ultimo paragrafo lo dedichiamo ai costi, da cui, a ben vedere, dipende la realizzazione del vostro impianto su misura, anche a seconda dello standard di comfort scelto. In linea generale il costo dell’impianto dipende dalla quantità di punti luce installati: dal momento che un punto luce ha un costo di circa 50/60 euro, e tenendo conto che un appartamento medio di 90 mq è costituito grossomodo da 60 punti luce, il prezzo complessivo della realizzazione di un impianto del genere varia dai 3000 ai 4000 euro, importo in cui sono compreso materiali, scatole, quadri elettrici e manodopera.

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