L’inquinamento luminoso non è altro che l’ennesima conseguenza negativa dell’operato umano. Si tratta della variazione della luce naturale per mezzo di un’illuminazione artificiale esagerata e inopportuna. Inutile dire che con l’aumento di popolazione si è visto un altrettanto incremento di’illuminazione spropositato.

Apparentemente può sembrare del tutto innocuo peccato che non sia così. Difatti l’inquinamento luminoso comporta una serie di effetti collaterali:

  1. Interferisce con gli equilibri di animali e piante
  2. Disturba le persone
  3. Impossibilità di osservare la volta celeste

La vita di tutti gli essere viventi si basa sull’alternarsi di luce e buio. Ma se il buio non dovesse più esserci? Sicuramente questo comprometterebbe diversi aspetti della vita: dalla fotosintesi delle piante, alla caccia degli animali notturni e, banalmente, influirebbe negativamente sul ciclo del sonno.

Più in generale, la sparizione del buio potrebbe compromettere diverse attività. La riproduzione delle specie potrebbe essere a rischio. Così come i ritmi cardiaci e di respirazione. Per non parlare dei flussi migratori degli animali e dei processi fotosintetici delle piante. Insomma, se prima si poteva rimanere indifferenti all’assenza del buio, basta riflettere sulle possibili conseguenze appena citate per non poterlo più essere.

A questi effetti, va sommato la perdita della vista della Via Lattea. In un primo momento anche questo potrebbe sembrare del tutto irrilevante, ma non lo è affatto. Oltre a privarci di un spettacolo a dir poco meraviglioso, si rischia di perdere la cognizione dello spazio che ci circonda. Anni fa, da qualsiasi parte del mondo si osservava a occhio nudo, quindi senza l’utilizzo di strumentazioni accurate, gran parte della Via Lattea.

Secondo i dati riportati in una ricerca svolta da Fabio Falchi (ricercatore dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’inquinamento luminoso di Thiene) si evince che tuttora solo il 40% della popolazione europea può osservare la galassia. In America la percentuale si riduce a 20. Più precisamente negli Stati Uniti solo l’1% riesce a godere ancora di qualche stralcio di cielo.

In Italia la situazione è allo stesso modo preoccupante. Non a caso il nostro paese è stato inserito nella lista dei G20 con più elevato inquinamento luminoso. Siamo uno degli stati con la più alta spesa pro capite per fini illuminotecnici.

Sembrerebbe che l’Italia spenda circa un miliardo di euro per alimentare l’illuminazione pubblica. Su metà nazione non arriva neppure una vera e propria notte ma permane una sorta di crepuscolo. L’area più inquinata è quella della Pianura Padana, mentre il Molise e la Basilicata offrono, per adesso, un cielo stellato. 

Privarci della possibilità di osservare la volta celeste rappresenterebbe una perdita anche a livello culturale. Andrebbe smarrito un forte stimolo. Quante scoperte scientifiche e umanistiche ha portato lo studio del cielo? Molteplici.

Per i motivi appena citati, si necessita di un immediato cambio di rotta. Anche perché il problema dell’inquinamento luminoso è poco conosciuto e spesso ignorato.

A livello di iniziative legislative qualcosa è già stato fatto. In particolare in Italia, grazie a una nota associazione attiva per la difesa del cielo notturno chiamata Cielobuio, già dal 2000 si sono visti i primi emendamenti. Le varie regioni d’Italia, chi prima chi dopo, hanno emanato dei decreti che spingono verso un risparmio energetico e ordinano la schermatura della luce verso l’alto. Emendamenti che hanno aiutato a non peggiorare la situazione piuttosto che a migliorarla.

In contemporanea all’approvazione di queste nuove regole, è aumentato l’utilizzo delle lampade LED (soprattutto per l’illuminazione stradale) le quali permettono sì di risparmiare ma allo stesso tempo emettono una luce molto forte. In più bisogna anche ricordare che spesso l’illuminazione pubblica è stata oggetto di campagne politiche, promossa come garante della sicurezza nelle città. Perciò nonostante i decreti, vi sono comuni che incentivano l’aumento di illuminazione.

Per questi motivi si necessita che noi cittadini iniziamo a contribuire alla lotta contro l’inquinamento luminoso.

Ecco qui di seguito la lista di semplici regole da seguire per diminuire l’inquinamento luminoso:

  1. Mai sovrailluminare. Limitare il più possibile l’illuminazione, fare economia in zone dove una luce forte non è richiesta dall’utenza. Nel caso di ampi spazi o aree estese, sarebbe meglio affidarsi a tecnici dell’illuminotecnica. Questi ultimi vi aiuteranno anche a rispettare le norme di sicurezza vigenti, ulteriore vincolo alla sovrailluminazione. Si ricorda che l’inquinamento luminoso, oltre a mettere in pericolo diversi equilibri sulla terra, implica un onere di un certo spessore. Soprattuto in Italia come già detto.
  1. Indirizzare il più possibile le fonti luminose. Accertarsi che ogni fonte di luce sia indirizzata verso l’oggetto/parete ad essa assegnata senza troppe dispersioni.
  2. Utilizzare LED (anche se è un discorso ancora un po dibattuto).
  3. Non avere paura del buio
  4. Parlare con più persone possibili dell’inquinamento luminoso dato che è ancora poco conosciuto.

Questo è quello che possiamo fare da cittadini ecologisti e conviene iniziare fin da subito dato che a livello di emendamenti, purtroppo, siamo solo agli inizi.

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