L’energia eolica è una delle più convincenti e promettenti forme energetiche rinnovabili. L’interesse si concentra in particolare sui sistemi eolici offshore: impianti di turbine eoliche posizionati nel mare, distanti dalla costa di qualche miglia. Queste hanno il compito di trasformare l’energia cinetica, data dalla rotazione del pale per opera del vento, in energia elettrica.

Intorno a questa tecnologia girano molti interessi, sia a livello europeo che extra. In particolare in Europa, dove risiedono più del 91% delle strutture offshore.

Questo perché una fonte energetica del genere presenta diversi vantaggi:

  1. Impianti di dimensioni maggiori
  2. Minor pericolo per gli animali
  3. Minor inquinamento acustico
  4. Non interferisce con l’ambiente circostante
  5. Protezione da uragani e tempeste 

Data la collocazione in mezzo al mare, le dimensioni dei sistemi offshore possono diventare decisamente stratosferiche. Dimensioni maggiori sono indice di una maggior energia accumulata e quindi una maggiore efficienza.

Le varie pale possono essere distribuite in più modi: a delta, a stormo o a filari lineari, il tutto dipende dalle direzioni principali del vento. Essendo assente qualsiasi tipo di ostacolo, le velocità del vento sono elevate e le pale eoliche si caricano di tutta l’azione ventosa, raccogliendo tantissima energia.

I primi sistemi arrivavano ad accumulare fino a un totale di 5MW. Oggi assistiamo all’inaugurazione del nuovo sistema offshore olandese “Gemini” dotato di una capacità di 700MW.

Le pale eoliche sono un potenziale nemico per tutta l’avifauna. Uccelli, pipistrelli e rapaci rischiano di scontrarsi con questi enormi ostacoli roteanti. Coi sistemi offshore questo non accade più. Non essendo vicine alla costa, difficilmente rappresentano un pericolo.

Da sempre l’azione delle pale eoliche, anche per l’assenza di un adeguata informazione, sono state criticate per il rumore provocato dalla rotazione delle pale. In alcuni casi si è parlato anche di sindrome da turbina eolica.

Allontanando tutte le pale dalla costa, non si presenta più questo problema d’inquinamento acustico e neppure interferenze dal punto di vista estetico. Spesso i sistemi di pale eoliche non vengono installati in determinate zone dato che, seppur ventose, avrebbero creato disturbo all’ambiente circostante.

Un altro punto a favore dei sistemi offshore è correlato alla fauna marina. Si è osservato che la presenza di questi complessi a largo, provoca un effetto simile a quello già visto con le piattaforme petrolifere: attirano verso di sé diverse specie marittime creando zone di raccolta. Usato da alcune specie anche come luogo di rifugio.

Uno studio dell’università di Delaware (in collaborazione con Standford) ha dimostrato, per mezzo di modelli matematici, che la presenza di pale da offshore può effettivamente aiutare ad arrestare le correnti d’aria prima che sin infrangano contro la parete (uragani in particolare). 

Per questi motivi oggigiorno si preferiscono i sistemi offshore rispetto a quelli onshore. Ve ne sono anche altri che però ne limitano la diffusione.

In primis il costo. Questi sistemi necessitano di un’installazione complessa, prevedono l’utilizzo di generatori ancorati alle fondazioni marine, a cui si allacciano dei cavi elettrici subacquei. Nel complesso la tecnologia non è delle più complesse ed è praticamente la stessa usata per gli impianti onshore.

Prima di poter realizzare un impianto eolico offshore però si necessitano indagini in sito approfondite. Ad esempio i fondali su cui poggia la struttura non possono essere inclinati (il fondale acclive è tipico dell’Italia). In generale si preferiscono acque poco profonde per un’installazione più semplice, anche se si è osservato un minore potenziale totale.

In Olanda l’eolico offshore ha preso sempre più piede. Proprio qui per mezzo delle basse profondità e delle minori spese (legato all’acciaio), molti fondi euopei per le rinnovabili sono stati riservati a questa nazione per ulteriori investimenti nell’eolico.

Allo stesso tempo il Regno Unito ha ricevuto gli incentivi europei, ponendosi come obiettivo quello di garantire tramite l’eolico l’energia necessaria alle esigenze domestiche di tutto il paese. Questo entro il 2020. La Danimarca, Svezia, Spagna e Germania non rimangono certo con le mani in mano.

Parallelamente alle classiche pale eoliche fino ad ora utilizzate, si affacciano sul mercato internazionale diverse novità. Da poco sono state installate delle turbine eoliche galleggianti in un’isola norvegese. Queste vengono ancorate tramite un sistema a tre punti con armature d’acciaio collegate al fondale. Così facendo è possibile avere turbine eoliche in pieno mare, indipendentemente dalla profondità del sottofondo marino.

Le pale eoliche potrebbero essere sostituite addirittura dai droni. L’ultima invenzione da parte di un utility tedesca (E.ON) vede l’utilizzo di droni volanti per sfruttare al meglio l’energia del vento. Il velivolo infatti può seguire una traiettoria a otto ed essendo collegato a una turbina eolica, nel caso si allontanasse troppo, può essere richiamato alla base.

In Italia la situazione non è ancora molto promettente. Tuttora si preferisce l’utilizzo delle biomasse e del fotovoltaico. Da poco Legambiente ha denunciato l’interruzione di 15 progetti per l’installazione di piattaforme eoliche.

Clamoroso il caso del progetto per il Molise, dal 2006 al 2014 non è stato possibile iniziare i lavori nonostante i sopralluoghi e una valutazione d’impatto positiva e promettente. In più non tutta la penisola potrebbe ospitare strutture simili, solo il Mar Tirreno appare avere le condizioni climatiche per questi sistemi.

In ogni caso si sente la necessità di linee guide base da seguire e ci si augura un futuro più eolico anche per l’Italia.

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