Cos’è il Fracking?

Il Fracking (in italiano tradotto come fratturazione idraulica) è una tecnica estrattiva per gas e petrolio introdotta per la prima volta alla fine del XIX secolo.

Consiste nella frantumazione del corpo roccioso, in seguito all’iniezione di fluidi ad alta pressione, al fine di accrescere l’area del flusso della risorsa mineraria che si intende estrarre.

La procedura

È possibile riassumere la procedura nei seguenti passi:

Al fracking precede una prima fase di trivellazione che prevede la perforazione del terreno orizzontalmente, il rivestimento del canale (creato con uno strato di cement) e l’utilizzo di piccole cariche esplosive in modo tale da creare una successioni di fori e favorire la circolazione dei liquidi in pressione che si andranno ad immettere.
una volta completato il pozzo, segue una fase di pompaggio.

Si iniettano fino a 16 mila litri di liquidi in pressione i quali provocheranno delle spaccature nell’ammasso roccioso permettendo la fuoriuscita del gas che si vuole immagazzinare;
l’ultima fase prevede la raccolta del gas per mezzo di gasdotti.

I vantaggi

I vantaggi del fracking sono per lo più economici: si risparmia tempo e quindi denaro. Questa tecnica permette di raccogliere un maggior quantitativo di gas in minor tempo. In aggiunta, questa procedura permette di raggiungere profondità di perforazione elevatissime fino a un massimo pari a 1600 metri.

Gli svantaggi

Gli svantaggi invece sono molteplici. È chiaro fin da subito che la procedura risulta essere molto invasiva. Quello che forse non appare immediato è fino a che punto.

Al fracking sono associabili difatti diversi problemi:

  1. Primo fra tutti l’INQUINAMENTO DELLE FALDE. Il liquido ad alta pressione iniettato è ricco di sostanze chimiche e additivi atti a spaccare, impermeabilizzare e sostenere le fessure delle rocce. Da una relazione pubblicata dal Congresso USA (2011) si riscontra la presenza di moltissime sostanze cancerogene e tossiche tra cui: naftalene, benzene, toluene, etilbenzene, piombo, diesel, xylene, formadeldeide, acido solforico, cloruro di benzile, acido nitrilotriacetico, ossido di propilene, ossido di etilene, acetaldeide e ftalati. A questi si aggiungono altre sostanze radioattive come lo iodio, zirconio, rubidio, scandio e altri ancora.Purtroppo non si hanno informazioni molto precise riguardo i composti chimici presenti. Malgrado le misere conoscenze al riguardo, è comunque possibile cogliere la pericolosità di questa tecnica. Perforando l’ammasso roccioso in diversi punti, si ha un controllo limitato del comportamento dei liquidi immessi. I pozzi, non essendo perfettamente isolati, possono consentire delle fuoriuscite di gas, rischiando così che la falda acquifera si inquini e causando problemi al tutto ecosistema.Un’inchiesta riportata dal New York Times mostra come i livelli di radioattività di una serie di pozzi posti in Pennsylvania sono 1.500 volte maggiori rispetto ai limiti imposti dalla legge. Si registrano altri casi d’inquinamento delle falde per fracking in Texas, Colorado e Ohio.
  2. Tra le conseguenze del fracking rientra anche l’INQUINAMENTO ATMOSFERICO. Durante la perforazione e l’iniezione di gas, si hanno una serie di perdite. Si tratta di emissioni fuori controllo di gas metano le cui percentuali risultano essere abbastanza incognite.Ciò che è certo è che le emissioni di gas durante il fracking sono al di sopra di quelle connesse all’estrazione convenzionale (fino al 100% in più). Per questo motivo l’impatto ambientale della fratturazione idraulica è paragonabile a quello del carbone.
  3. Oltre l’inquinamento delle falde sotterranee e dell’atmosfera, a risentire del fracking sono anche le acque superificiali. Da alcune stime si ricava che dei fluidi immessi per l’operazione, tra il 20 e l’80% torna in superficie come acqua di riflusso. Ovviamente pericolosissima.
  4. SPRECO RISORSE IDRICHE. Le operazioni di fracking necessitano dai 9 ai 30 mila metri cubi di acqua/anno per un generico pozzo. Cifre inammissibili per una società intenta a diminuire i consumi di acqua e volta a una vita più ecosostenibile.
  5.  Al fracking si è associato anche un INCREMENTO DELLE SCOSSE SISMICHE. Sollecitando il terreno in profondità, è facile far sprigionare l’energia cumulata sotto terra, dando l’incipit ai movimenti sismici.Lo conferma un rapporto pubblicato dall’United States Geological Survay: gli studiosi hanno osservato migliaia di terremoti e definito un rischio diverso in base alla zona. In generale si è constatato un aumento repentino delle scosse sismiche, in particolare nelle zone centrali degli USA (zone in cui si è applicata capillarmente la procedura di fracking).Il caso dell’Oklahoma è impressionante: prima della fratturazione idraulica, si registravano 1 o 2 terremoti / anno con magnitudo prossimo a 3. Ora si osservano 1 o 2 terremoti al giorno.

La questione è complessa e, come sempre, gli interessi economici vanno a scontrarsi con le politiche ambientaliste.

In USA il fracking è un vero e proprio business. La Germania e la Polonia ne fanno utilizzo largamente, sperando di ottenere l’indipendenza energetica dalla Russia. Fortunatamente altri stati invece ne vietano la pratica, come la Francia e la Bulgaria.

In Italia la questione è incerta: tecnicamente la frantumazione idraulica è bandita, praticamente non si hanno specifiche leggi che la vietino.
Rappresenterebbe un enorme rischio l’attuazione di questa tecnica estrattiva nel nostro paese: siamo sismicamente attivi e sicuramente non sarebbe una buona idea sollecitare i movimenti delle faglie sotterranee.

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